A Padova, per coloro che non ne fossero a conoscenza, è presenta una delle più grandi chiese del mondo. Stiamo parlando della celebre Basilica di Sant'Antonio, santo protettore della città veneta.
Non è un caso che una basilica simile sorga nel cuore di Padova. La città fu una delle capitali culturali del '300, un simbolo del preumanesimo, e la basilica, realizzata tra la prima metà del XIII secolo e i primi anni del XIV secolo, rappresenta l'essenza del mondo cristiano, tanto da essersi affermata come una vera e propria meta di pellegrinaggio.
Per dare un'idea della fama dell'edificio, è sufficiente sottolineare come ogni anno la Basilica del Santo - così è conosciuta a livello globale - fa registrare visite da parte di oltre 6 milioni di pellegrini. Un numero straordinariamente consistente, anche dovuto alla presenza, all'interno della basilica, delle reliquie del santo alla quale è intitolata, sant'Antonio da Padova.
Dal punto di vista achitettonico, la basilica è realizzata prevalentemente nello stile del tempo: in essa convivono le essenze del gotico, del periodo romanico e di quello bizantino, ma anche elementi della cultura rinascimentale.
L'edificio, a tutti gli effetti una basilica pontificia, venne ceduto alla Santa Sede in seguito all'introduzione dei Patti lateranensi, sottoscritti tra il Regno d'Italia e il Vaticano. Ad oggi, la basilica è retta dai frati francescani, per la precisione l'Ordine dei frati minori conventuali.
Detto ciò, esaminiamone la storia del complesso dalla sua concezione sino ai giorni nostri.
In passato, in epoca medievale, l'area in cui sorge la basilica era considerata una zona periferica di Padova. Qui sorgeva una piccola chiesa intitolata a Santa Maria Mater Domini, nella quale aveva soggiornato sant'Antonio.
Il santo vi era rimasto per un anno o poco più, plausibilmente tra il 1229 e il 1331. Accanto alla chiesetta era stato fondato il convento dei frati francescani, risalente proprio al 1229.
Successivamente, il 13 giugno 1231, Antonio morì nell'area nord di Padova. La salma venne collocata nella piccola chiesa come da volontà del defunto, e ben presto i cittadini poterono ammirare miracoli avvenuti nei pressi della sua tomba.
La presenza degli eventi miracolosi comportò un maggiore afflusso di pellegrini verso Padova, dapprima dalle contrade attorno alla cittadina, e in seguito dalle contrade fuorimano.
La crescita dei flussi di pellegrini spinse le istituzioni di padova, nonché popolani e professori universitari, a richiedere la canonizzazione di Antonio. Il tutto avvenne in tempi relativamente brevi, con papa Gregorio IX che lo nominò santo nel maggio del 1232.
A un solo anno dalla morte del santo, ci si rese conto che la piccola chiesa di Santa Maria, presso la quale era stato sepolto, sarebbe stata insufficiente per ospitare il continuo pellegrinaggio verso Padova. Si decise quindi di erigere un nuovo edificio, adatto al contenimento dei flussi dei pellegrini all'interno della cittadina.
La costruzione della basilica partì proprio dalla chiesetta di Santa Maria, vero e proprio nucleo della nuova struttura: l'edificio primario venne inglobato in quello secondario, andando a formare la cappella della Madonna Mora.
Le operazioni di realizzazione della futura basilica proseguirono sino al 1310, benché l'edificio abbia subìto modifiche ancora nel XV secolo - lo testimoniano, in particolare, gli elementi di stile rinascimentale presenti nella struttura.
Nel corso dei secoli la basilica è resistita a battaglie e combattimenti, svolti in buona parte a pochi passi dal suo perimetro, a breve distanza dalle fortificazioni della città padovana.
In età contemporanea, e in particolare dal XX secolo, si è scelto di procedere con nuovi affreschi delle cappelle laterali, deteriorate dal tempo e dall'incuria. Infine, venendo ai giorni nostri, il terremoto del 29 maggio del 2012, con epicentro a Medolla, in provincia di Modena, ha provocato un danneggiamento degli intonaci della basilica, per una superficie di circa 3 metri quadri.
I frammenti delle aree intonacate dal Casanova caddero a terra, per poi essere messi al sicuro dalla Soprintendenza.
L'evento ha portato alla scelta di proteggere l'area del deambulatorio, in modo tale da scongiurare possibili incidenti derivanti dalla caduta di intonaco sui pellegrini.
Come enunciato in precedenza, nella basilica convivono stili assai differenti tra loro. La realizzazione dell'edificio ha attraversato un intero secolo, perdurando sino all'epoca rinascimentale.
Non è un caso, dunque, che la struttura mostri una facciata dotata di capanna romanica, con campanili gemelli che richiamano lo stile gotico; anche l'abside è ascrivibile allo stile citato, così come i contrafforti sviluppati in archi rampanti, mentre le cupole della basilica sono concepite in stile bizantino.
Dal punto di vista dimensionale, la facciata misura 28 metri in altezza e 37 in larghezza. La basilica dispone di cinque arcate rientranti, con la centrale che, all'interno di una nicchia, contiene la statua di sant'Antonio.
Un tempo era presente un affresco del Mantegna collocato sulla lunetta del portale maggiore, ma nel tempo, a causa del suo distacco, si è scelto di conservarlo nel convento vicino alla basilica.
L'affresco che figura oggi non è altro che una copia realizzata da Nicola Lochoff, restauratore russo attivo tra '800 e '900
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